martedì 12 aprile 2016

La Seconda Guerra Mondiale a Carpineto - articolo edizione di Marzo de "Il Diario"



QUANDO GLI ALLEATI DIFESERO CARPINETO DAI NAZISTI, MA NON DA LORO STESSI…

La storia, quella che si legge sui libri, per quanto reale non racconta quasi mai i fatti nella loro specificità, lo fa in modo generico ma senza andare a fondo alla sofferenza di quanti, in quegli anni, hanno vissuto di orrore e di stenti. Alcune storie restano sepolte perché raccontarle costa angoscia… e persino vergogna. A Carpineto l’ arrivo dei “liberatori” fu accolto da un sentimento contrastante, i nazisti avevano vessatorie la popolazione ma, in un certo senso, si era anche arrivati a convivere con i nemici in una sorta di equilibrio sul cosa fosse consentito fare e cosa no. Gli alleati arrivarono, si pensava che la libertà avrebbe giovato a tutti, quasi tutti erano felici nel vedere i reparti tedeschi andarsene mestamente, senza ripercussioni per i cittadini. Questi sentimenti di speranza però, dovettero cedere il posto agli orrori che di lì a poco avrebbero vissuto tutti. I reparti coloniali francesi, composti dai marocchini, godevano di un tacito permesso da parte delle truppe alleate di poter disporre a loro piacimento dei territori e delle persone che incontravano durante la loro campagna, questo significò per gli abitanti l’ essere oggetto di furti e violenze di ogni genere, molte donne dai 12 ai 60 anni furono violentate, qualcuna morì a causa delle sevizie mentre chi restò incinta dovette vivere una vita nella vergogna, il peggio però non era ancora arrivato, i cacciatori d’ Africa non disdegnano di sodomizzare anche gli uomini…
Per fortuna i nostri concittadini si organizzarono e, dopo un primo momento di panico generale, decisero che in caso di pericolo si sarebbero aiutati a vicenda, soprattutto in montagna dove molti restavano isolati anche per giorni, alcuni se ne andarono momentaneamente a Maenza, paese liberato dagli americani dove non si correva il rischio di essere uccisi o di subire violenze.
Oggi a ricordare quei giorni esiste, nel nostro cimitero, un monumento funebre nel quale sono conservati i corpi di molti di quei soldati che, cercando un riparo, avevano occupato un casolare della famiglia Pecci, precedentemente minato dai tedeschi prima della loro ritirata, lo scoppio fu talmente forte che rase al suolo l’ intero edificio e tutto ciò che si trovava al suo interno, compresi i gendarmi. 

Fernando Eramo 

www.carpinetoromano.altervista.org


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